La ristorazione collettiva è un settore tanto essenziale quanto fragile nel tessuto produttivo italiano.
Secondo il rapporto annuale 2020 di Confcommercio e i dati INPS, in Italia si contano circa 335mila imprese attive nel settore ristorazione, di cui oltre 12mila in Liguria.
Nel 2021 sono state avviate 9200 nuove attività nel settore, ma ne sono cessate oltre 22 mila, tanto che dal punto di vista occupazionale, secondo le stime INPS del 2019 i lavoratori legati al comparto ristorazione erano oltre 1 milione e 200mila per arrivare ai 750mila di fine 2021: dati che sono addirittura peggiori di quelli rilevati a seguito della crisi del 2008.
In questo scenario preoccupante, ieri 22 marzo con una missiva indirizzata al ministro del lavoro Orlando, UILTuCS e le altre segreterie confederali di categoria, oltre alle controparti firmatarie del contratto TURISMO PUBBLICI ESERCIZI, hanno evidenziato come tra i provvedimenti contenuti nel DL del 21 Marzo 2022, nelle misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina siano escluse completamente dalle misure straordinarie in materia di integrazione salariale le imprese del settore ristorazione/turismo.
“Le imprese di questo settore sono logorate da due anni di pandemia, con un uso di cassa integrazione numericamente maggiore rispetto a qualsiasi altro settore produttivo. I costi di produzione vedono importanti aumenti dovuti all’impennamento dei costi dell’energia e delle materie prime e appare quindi del tutto incomprensibile come non sia stata prevista alcuna misura per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali per il settore – commenta Eugenio Iaquinandi, coordinatore ristorazione collettiva UILTuCS Liguria.
“È necessario – prosegue – prendere coscienza a livello regionale dell’immensa difficoltà di questo tessuto produttivo così centrale e così delicato nell’economia italiana, che passa dalle eccellenze agroalimentari alle filiere legate al turismo. Ci auguriamo che l’assessore Berrino inoltri al ministero l’invito ad incontrare le parti sociali con titolo di urgenza poiché, dopo la pandemia, l’assenza di ammortizzatori sociali mirati decreterebbe la chiusura di moltissime imprese e una vera e propria emorragia di posti di lavoro, in un settore che si compone principalmente di donne, con un reddito basso e contratti part time di poche ore”