Lettera aperta al mondo del lavoro
Sicurezza centrale per lo sviluppo della nostra società
“Pillole di sicurezza” vuole essere un metodo di approccio alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso un manifesto programmatico permanente promosso dalla Uiltec della Liguria per la categoria che si occupa di tutelare lavoratrici e lavoratori del settore tessile, energia, chimica, affinché la sicurezza entri a far parte della nostra cultura e del nostro vivere quotidiano. La sicurezza è il primo dei nostri anticorpi contro l’imbarbarimento di una civiltà che ha spinto l’acceleratore sul liberismo, quindi sul consumo dissennato dei beni perdendo di vista ciò che davvero conta per le persone. Un anticorpo naturale che intendiamo moltiplicare in questi tempi bui in cui la pandemia ha colpito pesantemente le nostre certezze. Certo, dobbiamo stare distanti fisicamente ma raddoppiare gli sforzi per stare vicini ai lavoratori anche attraverso uno spirito sindacale coeso che passa anche per l’organizzazione della formazione su piattaforma informatica: su certi temi non si può arretrare. Lo ha ribadito il segretario nazionale generale Uiltec, Paolo Pirani, intervenuto al nostro appuntamento formativo. Lo dice anche Simone Palmieri, coordinatore territoriale per la sicurezza Uiltec La spezia: bisogna fare la cosa giusta, il nostro senso del dovere è alto perché spesso dobbiamo convivere con l’amara certezza in cui tutti sanno, ma nessuno fa niente e si vive con la speranza che non accada mai nulla di grave. Infatti, ci fanno notare i nostri delegati, in Italia continuano a esserci tre morti al giorno. Dal gruppo di lavoro arriva l’appello di insegnare la sicurezza nelle scuole, perché è più che un dovere: la sicurezza è uno stato mentale, è cultura. Se gli organici scarseggiano, allora bisogna procedere con le assunzioni e non ridurre ai minimi termini, a colpi di straordinari ben tassati, i lavoratori in attività. Oggi abbiamo bisogno di nuovi accordi, anche in Liguria, dobbiamo avere la forza di dire che i protocolli che sono stati firmati quando tutto era ancora chiuso non vanno più bene. L’orizzonte temporale non può continuare ad essere l’oggi, occorre programmare le azioni per essere efficaci e credibili, il Paese se lo merita. Il sindacato, compresa la Uiltec, durante il primo lockdown e a seguire con la seconda fase della pandemia, si è assunto il compito di indicazione al paese la strada. Il nostro è stato un movimento potente, certamente mosso dalla paura dell’incertezza, ma sia chiaro a tutti che la salute deve essere al primo posto. Abbiamo, quindi, firmato un protocollo di intesa con il Governo e Confindustria, abbiamo cambiato anche l’organizzazione del lavoro per evitare il contagio e che il tanto famigerato Covid camminasse sulle nostre gambe. Oggi, grazie a una maggiore consapevolezza, le fabbriche e gli uffici sono luoghi più sicuri. È indubbio: è stato fatto un grande lavoro anche grazie ai nostri comitati della sicurezza e questo percorso deve proseguire anche rinnovandosi. Dobbiamo tornare in campo in maniera molto precisa, abbiamo bisogno di stare uniti, non divisi su questi temi, anche se il Governo pare marciare in beata solitudine. Nella nostra società, anche al tempo del Covid, abbiamo riscontrato la logica delle divisioni, poi quella delle contrapposizioni, ma il sindacato ha il dovere di rimanere lucido perché non possiamo permettere che il Paese vada allo sfascio. Siamo fortunati a stare in Europa, Unione che ha cambiato rotta e che ha destinato importanti risorse al nostro Paese. Tuttavia su queste risorse le istituzioni e la politica riescono anche ad essere contraddittorie, purtroppo non esiste una linea strategica, nessun indirizzo, nessuna cabina di regia che possa affrontare questo tema. Anche sul lavoro, nella legge di bilancio, hanno preferito prorogare vecchie misure. È chiaro che il problema occupazionale non si risolve se non ci sono progettazione, investimenti e strumenti attivi per il mercato del lavoro. Siamo di fronte alla miopia di un padronato che non riesce a guardare al di là del presente. Dobbiamo continuare a batterci affinché le persone con i loro bisogni possano tornare ad essere al centro delle politiche del Paese. Quindi la Uiltec crede che tutti i momenti di consapevolezza, soprattutto quella dettata dalla necessità di occuparsi di sicurezza, siano i benvenuti. Inoltre dobbiamo imparare a produrre meno beni inutili ma agire su quelli che abbiamo, così deve accadere per il nostro settore di competenza. Un esempio può essere rappresentato dalla transizione energetica di Tirreno Power, la sfida ambientale passa da questo. La giustizia sociale è per la Uiltec paragonabile alla giustizia ambientale. Occorre, quindi, una ricomposizione del modello produttivo restando uniti.
Salvatore Balestrino, segretario generale Uiltec Liguria