Hitachi, perchè la Uilm non aderisce allo sciopero di un’ora Fim e Fiom.

PERCHE’ NON ADERIAMO ALLO SCIOPERO DI OGGI DI FIM E FIOM

La Uilm si è impegnata non da oggi ad avviare i confronti necessari per riprendere il lavoro in sicurezza coniugando la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori con la ripresa produttiva delle aziende. Con questo spirito abbiamo avviato il confronto con il gruppo Hitachi, partendo dal fatto che il protocollo del 14 marzo tra OO.SS. e Governo indicava un percorso nel quale le aziende dovevano mettere a punto una serie di strumenti per creare le condizioni di salvaguardia e messa in sicurezza dei siti. In Hitachi a differenza di altre situazioni aziendali non c’è stato il ricorso alla cassa integrazione che avrebbe comportato una notevole perdita salariale per i lavoratori, in quanto le chiusure sono state gestite attraverso lo smartworking e altri strumenti contrattuali. Il 9 aprile la Direzione aziendale ha avviato il confronto con le RLS e RSU di tutte le sedi ai quali è stato illustrato il protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid 19. Strumento condiviso e firmato unitariamente da tutte le RLS e RSU. Tra l’altro il protocollo Hitachi aveva già implementato anche le ulteriori misure poi introdotte dal DPCM del 24 aprile, per questo non c’è stato bisogno di ulteriori firme, ma solo riunioni di condivisione su tutti gli aspetti della sicurezza.

Pertanto facciamo fatica a capire lo sciopero di 1 ora indetto dalla RSU Fim e Fiom per la giornata odierna, in quanto si era espletato tutto il percorso inerente la messa in sicurezza di tutti i siti Hitachi Inoltre, qualora gli strumenti individuati dall’azienda non fossero a norma, compito delle RLS era di vigilare sul campo in modo continuo e costante per apportare le dovute correzioni. Ma evidentemente le ragioni a nostro giudizio di questo fantomatico sciopero sono più sottile e mirano a raccogliere facili consensi in quanto l’azienda l’8 maggio ha informato i lavoratori sulla ripresa graduale nel rispetto delle norme Covid 19 con l’ingresso in azienda della forza lavoro. Rientro che dovrà concludere i suoi effetti entro fine maggio. L’azienda fino ad allora ha chiarito ai lavoratori di utilizzare lo strumento dello smartworking in modo graduale con un’attenzione particolare al lavoro fragile e ai casi particolari. Evidentemente a qualcuno fa più effetto girare la testa dall’altra parte invitando i lavoratori a stare a casa lavorando in remoto sine die. IN QUESTO MODO NON CI SI RENDE CONTO CHE MANDANO L’AZIENDA A SBATTERE. Noi invece diamo lavoro nobile a lavoro perché cerchiamo di difende ed intrecciare la vita dell’azienda con la vita di chi vi partecipa con l’impegno preventivo con l’assunzione di responsabilità senza alcun alibi senza invincimenti con la preventiva convinzione che il proprio impegno si misura il frutto del proprio lavoro e del loro benessere. Poiché noi crediamo che il lavoro si difende con il lavoro, siamo dell’avviso che sia necessario uscire dal provincialismo locale e pensare alla grande. Per questo noi non abbasseremo certamente la guardia e vigileremo in modo assiduo sulla sicurezza a partire dall’incontro di giovedì prossimo con l’azienda. Dall’altro non possiamo permetterci di perdere campioni nazionali che si misurano sui mercati mondiali.

QUALE PANE AVREBBERO I LAVORATORI? Non è in gioco solo il futuro di Hitachi ma della sua filiera e del tessuto connettivo delle PMI. Noi in modo umile abbiamo il coraggio di dire ai lavoratori come stanno le cose anche perché ci rifiutiamo di fare i conti con una desertificazione industriale che per Genova e il nostro paese, rappresenterebbe un costo difficile da sostenere.

Genova, 12 maggio 2020

                                                                                             

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