Riceviamo dalla segretaria territoriale Uilm La Spezia e pubblichiamo.
Il processo di vendita di Oto Melara e Wass sta andando avanti velocemente ed è ormai irreversibile. Non è più tempo di ambiguità, è necessario che il Governo, la politica e tutti gli attori coinvolti chiariscano quale sia la propria posizione. Nel corso dell’audizione alla commissione difesa della camera, l’A.D. di Leonardo Alessandro Profumo è stato chiaro: La BU Sistemi di Difesa verrà venduta, perché Leonardo intende focalizzarsi su altro. I possibili acquirenti sono due: da una parte il consorzio franco-tedesco (con sede in Olanda) KNDS e dall’altra Fincantieri. Come Uilm siamo contrari alla vendita della Business Unit Sistemi di Difesa a gruppi industriali stranieri. Siamo contrari perché la vendita porterebbe, in assenza di garanzie ed in prospettiva di medio termine, rischi per l’occupazione nei nostri stabilimenti, oltre che ritenere questa cessione un danno per il Paese. Nella “Direttiva per la politica Industriale della Difesa” emessa dal Ministro della Difesa Guerini a luglio 2021, si parla di tutela del patrimonio tecnologico ed industriale nazionale, valorizzazione delle competenze tecnologiche ed industriali strategiche, centralità strategica nazionale delle capacità tecnologiche ed industriali nel settore aerospazio, difesa e sicurezza, presidio della sovranità tecnologica nazionale per evitare il rischio di perdita di know how e di cluster tecnologici pregiati con l’indebolimento dell’intero sistema industriale nazionale. Concetti da preservare ricorrendo, se serve, allo strumento della Golden Power. Come si può sostenere che la vendita di Oto Melara e Wass ad un consorzio estero garantisca questi principi emanati dal Governo? KNDS, che è seriamente interessata all’acquisto, avrebbe dei vantaggi evidenti: in un colpo solo avrebbe eliminato un concorrente, ne acquisirebbe i clienti, avrebbe campo libero sulle commesse da oltre due miliardi di euro per la sostituzione dei cingolati per l’Esercito Italiano (con la promessa di produrli negli stabilimenti italiani per rendere la pillola più digeribile) e diventerebbe proprietario delle tecnologie navali, Underwater e munizionamento intelligente dove Oto Melara e Wass sono leader mondiali indiscusse. Tra qualche mese l’Italia rischierebbe di acquistare i sistemi di difesa, che da sempre sono l’orgoglio dell’industria italiana, dall’olandese KNDS. Il processo di integrazione europea nell’industria della difesa vedrebbe scomparire uno dei suoi più autorevoli player e l’Italia sarebbe relegata ad una posizione marginale. Questo significherebbe un clamoroso errore strategico da parte del Paese. Per questo come Uilm La Spezia riteniamo la soluzione italiana la più favorevole, quella della vendita al gruppo Fincantieri. Questo permetterebbe innanzitutto di mantenere il controllo nazionale su un asset strategico per il Paese. Con un assetto simile è possibile ragionare sullo scenario europeo complessivo. Sul navale Fincantieri ha creato la JV Naviris con i francesi di Naval Group a gennaio 2020, mentre recentemente, a novembre 2021, ha siglato un accordo di collaborazione con gli spagnoli di Navantia. Per concludere il consolidamento europeo in ambito navale mancherebbero i tedeschi, dove da tempo Fincantieri sta cercando, assieme a Rheinmetall, un accordo di collaborazione con i cantieri Thyssenkrupp. Proprio in questo ambito di ridefinizione della difesa europea si potrebbe inserire, da una posizione garantita dalla proprietà italiana, la discussione sull’ingresso dell’Italia nel consorzio per il carro europeo sul terrestre. Rheinmetall si è già fatta avanti in audizione presso la commissione Difesa della Camera prospettando un consorzio con Oto Melara – Wass, che rimarrebbero italiane. Queste alleanze industriali permetterebbero a tutti gli attori di condividere un mercato europeo e mondiale mettendo a fattor comune le rispettive competenze, facendo massa critica e avendo la necessaria forza commerciale non solo in Europa ma anche a livello globale. Tutti avrebbero vantaggi in termini di razionalizzazione dei costi da una parte e dal condividere i propri mercati dall’altra. L’ingresso di Oto Melara e Wass, nella forma di una newco, con socio di maggioranza la Holding Fincantieri, rappresenterebbe un efficace punto di partenza della costituzione di un Polo della Difesa italiano, leader sul mercato nei settori navale, subacqueo e munizionamento e pronto ad entrare nel consorzio del carro europeo nel settore terrestre. Come Uilm da molti anni sosteniamo questa soluzione, perché rappresenta l’opportunità più concreta di rapportarsi con il resto dell’Europa da un punto di forza; un Polo integrato industriale, facilitato dalle infrastrutture formative (Università, enti di formazione) e militari (Arsenale militare, balipedio Cottrau, centro pirico Aulla, laboratori Mariperman) presenti sul territorio spezzino. La vendita è sul tavolo del Governo. Una parte delle forze politiche si è espressa chiaramente sulla necessità del controllo nazionale su questo asset; altre sono rimaste sul vago. Come Uilm riteniamo che la proprietà debba rimanere italiana e vi debba essere la garanzia del mantenimento delle competenze e delle capacità progettuali nel nostro Paese oltre, naturalmente, al mantenimento dell’organico e dei siti produttivi in Italia. Come Uilm richiamiamo il Governo e la politica alle proprie responsabilità verso i lavoratori e verso il Paese, applicando, se necessario, lo strumento della Golden Power. Come Uilm auspichiamo che il Governo preferisca la soluzione nazionale con un chiaro piano industriale e una chiara strategia in ambito europeo.