Stress lavoro correlato nel terziario, D’Ambrosio Uiltucs Liguria: “Una ricerca condotta su un campione di 418 lavoratori rivela che, nell’analisi dei rischi, occorre indagare anche sugli effetti psicosociali. La sfida? Stipulare patti territoriali tra Regione Liguria, Comuni, Ispettorato del Lavoro, Inail e parti sociali e favorire una maggiore bilateralità.”
Scarso riconoscimento dell’impegno e degli sforzi profusi sul lavoro da parte dei superiori, arresto dell’ascensore professionale, frustrazione, stanchezza e stress sono alcuni elementi che pesano come un macigno sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori liguri dipendenti delle imprese del settore del terziario. Questa mattina a Genova, nell’ambito di un convegno organizzato da UILTuCS Liguria, è stata presentata una ricerca relativa allo stress lavoro correlato condotta su un campione di 418 addetti appartenenti ai settori di commercio, turismo e servizi a livello regionale. Il campione è stato intervistato nel corso del 2019 e all’inizio del 2020 e corrisponde a una forza lavoro composta prevalentemente da donne (61%), con un’età superiore ai 45 anni per la metà degli addetti, sostanzialmente a tempo indeterminato (89%) e part-time (52%) per la metà degli intervistati. In larghissima parte (69%) si tratta di personale che dipende da più di otto anni dalla stessa azienda. Inoltre, per una serie d’indicatori, l’attività di ricerca ha realizzato un aggiornamento con una seconda indagine condotta sul campo nel 2021, ristretta ad un campione ridotto, per verificare se e come la pandemia da Covid-19 avesse modificato le percezioni dei lavoratori e le dinamiche legate allo stress sul lavoro. Le difficoltà emotive legate al lavoro sono un fattore di rischio aggiuntivo per la sicurezza perché elevano l’infelicità personale e il rischio di depressione. “Se un’azienda, nel monitoraggio della salute organizzativa, evidenzia criticità, può integrare, ad esempio, la valutazione con l’analisi degli effetti psicosociali. Per favorire il benessere all’interno dei luoghi di lavoro, occorre sostenere buone pratiche nelle aziende per un adeguato presidio del territorio a tutto campo, attraverso processi di formazione, comunicazione, divulgazione con campagne informative, seminari, convegni, strumenti per l’ascolto, monitoraggio e controllo – spiega Cristina D’Ambrosio, segretaria regionale UILTuCS Liguria – Ciò può esser d’aiuto per comprendere i fattori che stanno ostacolando il processo di cambiamento e attivare le azioni più opportune di miglioramento, adatte al gruppo di lavoratori interessati, o all’intera organizzazione. La sfida sarà stipulare patti territoriali secondo un’ottica di sussidiarietà, in grado di consentire a tutti gli attori sociali di essere propulsori di iniziative per favorire l’adesione di misure specifiche per il settore e favorire una maggiore bilateralità”.
Aspetti positivi e negativi.
Dai risultati della ricerca si evidenziano alcuni aspetti positivi, come, per esempio, la messa a disposizione dei lavoratori, da parte dell’azienda, di adeguati strumenti e materiali di lavoro (Pre Covid: 43,7% spesso 18,1 sempre – Nel 2021: 59% spesso, 13,4% sempre). Vi è una generale insoddisfazione rispetto al trattamento economico (60% dei rispondenti), al coinvolgimento nell’organizzazione del lavoro (66%), al riconoscimento dell’impegno da parte dei superiori (69%) ed alla possibilità di carriera (77%), un fattore quest’ultimo molto delicato in prospettiva.
Altri risultati della ricerca: aziende meno appetibili per i giovani desiderosi di fare carriera.
Lo stop dell’ascensore professionale, che poi diventa anche sociale, che sembra esserci in queste aziende le rende meno appetibili ai giovani desiderosi di far carriera e che conseguentemente si dirottano su altri settori o altri territori, estero compreso. Questi fattori, a stare ai dati della ricerca, hanno portato anche un 18% dei lavoratori a pensare, più e molto più del solito, di essere persone senza valore ed un 21% (in pratica 1 su 5) ad aver perso, più e molto più del solito, fiducia in loro stessi. Alto tema Alto tema delicato quello della formazione ed in particolare dei fabbisogni formativi che i lavoratori percepiscono, ma che non sempre sono presi in considerazione da parte dell’azienda (35% solo in certe occasioni, 19% quasi mai, 7% mai). Sotto questo profilo vi è da dire, però, che nel post-Covid19 questa situazione è migliorata, perché l’accoglimento “spesso” delle esigenze formative dei lavoratori aumenta di 11 punti percentuali, passando dal 33% al 44% dei rispondenti.
La sfera psicologica: frustrazione, stanchezza e stress.
Risposte delicate, invece, che coinvolgono non solo la sfera fisica, ma anche quella psichica, emergono da una parte significativa di lavoratori ed in particolare: il 34% manifesta sempre o spesso difficoltà emotiva rispetto al lavoro, il 58% si sente sfinito sempre o spesso al termine della giornata ed il 34% si sente sempre o spesso frustrato dal suo lavoro. Dall’indagine emerge che, nelle ultime settimane dal rilevamento campionario, quasi la metà degli intervistati (47%) si sono sentiti, molto più del solito e un po’ più del solito, costantemente sotto stress. È questo il dato da tenere sotto controllo, cioè il differenziale di aumento dello stress sul lavoro, non tanto il fatto che comunque, di base, il lavoro stesso provochi un po’ stress. Questo aumento dei livelli di stress, come abbiamo detto in precedenza, può provocare un aumento della diminuzione di concentrazione sul lavoro, che nell’indagine si attesta nel 29% dei lavoratori, con conseguenze negative, al netto di altri fattori, sulla loro sicurezza. Infine, sempre nelle settimane precedenti il rilevamento, il 31% dei lavoratori si sono sentiti molto e più del solito infelici e depressi, sensazioni che dipendono anche da situazioni della vita privata, ma che l’alto livello di stress sul lavoro può certamente accentuare.
Di seguito: Report sulla ricerca della dottoressa Debola Infantino (psicologa), relazione della segretaria regionale Uiltucs Liguria Cristina D’Ambrosio, presentazione di Roberto Vegnuti (consulting), le due ricerche pre e during Covid, locandina del programma.
In allegato i grafici relativi all’indagine.