Morte sul lavoro. Servidei, Uil: “La Prefettura ci convochi, le misure adottate non sono sufficienti”

Un operaio di 48 anni è morto schiacciato da grossi tubi mentre lavorava in un cantiere a San Quirico, a Genova, presso il deposito di oli minerali Sigemi. L’ennesima vittima del lavoro, la diciottesima in Liguria dall’inizio dell’anno, ci trascina nello sgomento e allunga quella scia di sangue che ogni giorno tentiamo fermare attraverso la sensibilizzazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro, ma anche dell’opinione pubblica, delle istituzioni e delle parti datoriali. Esiste lo stato di calamità naturale per le morti bianche? Il territorio ne è gravemente colpito, occorre rendersene conto.  “Basta, basta, basta: fermiamo questa strage! Troppi sono i nostri appelli e le nostre proposte  che in questi anni e in questi mesi si sono succeduti in nome della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, inviti a condividere la bontà del tema che oggi, davanti a questo cadavere, sembrano lettera morta – dichiara Fabio Servidei, segretario confederale regionale Uil Liguria –  Occorrono maggiori risorse per intensificare le ispezioni, soprattutto negli appalti dove si annidano le criticità più grandi, più sicurezza nella contrattazione, più formazione e sanzioni severe perché per una morte sul lavoro le ammende sono ancora troppo blande: la vita non ha prezzo. Non ci stancheremo mai di ribadire alle istituzioni e alle parti datoriali quanto importante sia investire in sicurezza sul nostro territorio e in tutto il Paese. Ci aspettiamo una convocazione urgente da parte del Prefetto per discutere di quanto siano ancora insufficienti le misure adottate fino a questo momento sul territorio”. Salute e sicurezza non possono essere temi di  facciata, ma il caposaldo culturale della nostra Repubblica