Alla chiusura del bando per la cessione di Piaggio Aerospace sono ben 19 le manifestazioni di interesse pervenute da ogni parte del mondo al Commissario Vincenzo Nicastro. È chiaro segnale che vi è un forte interesse per questa eccellenza dell’industria italiana, che è riuscita ora a costruire un portafoglio ordini di oltre 640 milioni di euro, cui si aggiungeranno presto altri 100 milioni di ulteriori contratti. All’appello manca però un pezzo importante, il cui continuo rinvio rischia di pregiudicare la parte finale del processo di vendita dell’azienda: ovvero quello in cui il potenziale acquirente dovrà decidere di fare un’offerta di acquisto vincolante e disegnare un nuovo futuro per Piaggio Aerospace e le persone che vi lavorano. Si tratta del P.1HH, il sistema a pilotaggio remoto – due aerei e una stazione a terra da utilizzare per azioni di sorveglianza e pattugliamento dalle nostre Forze Armate – che non ha eguali in tutta Europa e forse nel mondo. Sia il Governo attuale che il Governo che lo ha preceduto si sono infatti impegnati a sostenere il completamento del suo sviluppo, cui manca veramente poco, con 160 milioni di euro necessari anche a produrre un intero sistema da utilizzare come “test bed tecnologico”: ovvero una piattaforma sperimentale che permetta al nostro Paese di consolidare la presenza in questo settore strategico a livello Europeo, anche in previsione dello sviluppo dell’Eurodrone. Anche Camera e Senato, con le rispettive Commissioni Difesa e Bilancio, si sono da tempo favorevolmente espresse su questo progetto, che risulta completamente finanziato dal fondo degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del 2017. E’ necessario dunque si arrivi ora a compiere quei passi concreti – da parte del Ministero della Difesa e delle Forze Armate, innanzitutto – che portino alla stipula in tempi brevi del relativo contratto. Solo in questo modo si potrà arrivare a quei complessivi 900 di euro di portafoglio ordini che rappresentano l’incentivo per il potenziale investitore non solo a mantenere la forza lavoro esistente ma a rilevare l’azienda nella sua interezza, mantenendo nel contempo le produzioni nelle sedi di Villanova d’Albenga e Genova.