La pandemia da COVID – 19 sta mettendo in discussione le modalità relazionali che, fino a ieri, creavano socialità e benessere, per cui diventa prioritario pensare a nuovi processi e predisporre adeguate azioni a tutela e garanzia della socialità anche per le persone più fragili e vulnerabili e per preparaci a un futuro che è tutto da (ri)disegnare e (ri)costruire.
Il pericolo di contagio da COVID – 19 ci lascia sbigottiti, scardina le nostre certezze e mina la sicurezza delle nostre vite, mette a rischio la nostra salute (giovani o vecchi che siamo). Sono giorni in cui, se non siamo accorti, il nostro sistema sanitario nazionale rischia di collassare, in cui la nostra vita sociale e culturale è sospesa, e la nostra economia corre il pericolo di entrare in un lungo periodo recessivo, in cui la paura domina le mente. Quella attuale è una fase delicata di aperture di attività nei settori industriali, commerciali, nei servizi nei trasporti, che tocca una attività di movimento della popolazione in ambito territoriale regionale, in una condizione di non superata emergenza da COVID – 19 con la continua necessità di contenimento, monitoraggio e controllo.
La popolazione anziana non può essere messa da parte nella partecipazione alla ripartenza del paese. Tuttavia siamo consapevoli che si debba ripartire con gradualità, tenendo conto di tutte le regole indicate in materia di protezioni individuale delle distanze da mantenere nell’evitare assembramenti e tutto ciò che può compromettere la sicurezza individuale e collettiva delle persone.
I dati che giornalmente vengono diffusi sui contagiati, sui guariti e i decessi non chiariscono di quanto sia stata e sia la presenza reale del contagio ma sono riferiti all’accertamento dei contagiati sia a casa che nelle strutture sanitarie e sui decessi.
Il coordinamento socio sanitario della UIL Liguria, riflettendo sull’ impatto della pandemia da COVID – 19 nel territorio ligure, pone l’attenzione su alcune tematiche.
La Regione Liguria ha dimostrato di non avere un progetto di governo pubblico della sanità, ma soprattutto non si è data quella catena di comando in grado di gestire i diversi aspetti organizzativi caratteristici di un processo pandemico.
Nella convinzione che COVID – 19 non attenuerà i suoi esiti sino alla comparsa del vaccino, riteniamo necessario che in ogni ASL si preveda un ospedale con posti letto di terapia intensiva COVID – 19 e posti letto COVID – 19 non in fase acuta, ma che non possono essere curati a domicilio.
Si è palesata l’assenza del servizio sicurezza nei luoghi di lavoro che, in una sorta di corto circuito operativo, non ha fornito quel supporto preventivo necessario facendo venir meno quelle garanzie di tutela nell’agire dell’operatore, oltre che la difficoltà, inspiegabile, nella fornitura della dotazioni di sicurezza. In questa direzione è significativa la decisone dell’INAIL del riconoscimento di infortunio in caso di contagio da COVID – 19 da parte del personale.
I servizi per l’anziano, sia domiciliari, che per acuti o di lungodegenza, sono da tempo caratterizzati da una generica insufficienza e soffrono di una consistente eterogeneità e frammentazione.
I distretti socio sanitari non hanno attivato la risposta domiciliare per pazienti che hanno bisogno di cure sanitarie e sociosanitarie, dei cronici, dei malati con patologie e polipatologie, dei malati oncologici, dei disabili tenendo conto che a domicilio non vi è stato alcun monitoraggio per escludere la presenza di un possibile contagio delle persone nelle abitazioni.
Necessità di un “nuovo” welfare che riconosce il valore e la funzione sociale degli enti del Terzo settore come fattore strategico per la ripresa di quel modello di comunità che (ri)considera e programma l’utilizzo delle risorse presenti come punto di partenza e non di arrivo, per il perseguimento di finalita’ civiche, solidaristiche e di utilita’ sociale, anche mediante forme di collaborazione con lo Stato, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali. È il volontariato che si occupa degli anziani soli, problematici, o anche se autonomi e in salute dove, in modo preponderante, affiora il problema della solitudine. Le attività di aiuto che, come ADA, associazione per i diritti degli anziani, stiamo svolgendo senza sosta da circa due mesi e che continueremo a svolgere, è risorsa del sistema socio-assistenziale e un immenso potenziale di inclusione e integrazione sociale.
Le strutture comunitarie quali le Case di Riposo, le RSA riabilitative di mantenimento, le RP, le comunità alloggio sia per anziani che per disabili, a fatica hanno governato la situazione sia nei confronti degli ospiti e dei loro familiari che del personale in sinergia con le ASL e i Comuni, nel rispetto del processo di accreditamento istituzionale che permette loro di operare.
Coordinamento socio sanitario Uil Liguria.